«Un cartellone per esprimersi»
Alice Valenti tra marzo e aprile dipingerà un grande muro di Palazzo Beneventano a Lentini
«Consente un approfondimento che spesso nei canali di informazione attuali non si trova»
I cantastorie e il cartellone: un connubio che ha segnato un’epoca della tradizione popolare siciliana, quella di Ciccio Busacca, Paolo Garofano, Orazio Strano, e ancora Paparo Francesco, Vito Santangelo.
Poi negli anni ’70 la svolta con Nonò Salamone fino alla Sicilia contemporanea dell’Aedo dell’Etna Alfio Patti. Si narrano miti, battaglie epiche, i “carusi” delle miniere, storie d’amore, fatti – spesso sanguinari. Fatti di mafia, come la storia di Salvatore Carnevale, bracciante e sindacalista ucciso a Sciara in contrada Cozze Secche il 16 maggio del 1955 per aver difeso i diritti dei braccianti agricoli. Così, di paese in paese i cantastorie vanno e con essi il cartellone, dove abili pittori raffigurano le storie, i miti, i fatti.
Uno strumento, dunque, che non era solo funzionale alla musica e alle parole, bensì ne caricava di significato, scandiva con la potenza dell’immagine il corso storico dell’essere umano.
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